Riflessioni sull’Arte Figurativa Classicista: il Classicismo Romantico come modello ideale
È mia convinzione, d’accordo con Eugène Delacroix, pittore francese tra i maggiori esponenti del Romanticismo, che la prima virtù di un dipinto debba essere “una festa per gli occhi”. Questo concetto, secondo cui l’obiettivo principe della produzione artistica debba essere il “provare piacere attraverso la produzione del bello”, è un concetto non nuovo nella storia dell'arte ed è stato più volte espresso da diversi artisti e uomini di cultura: basti pensare, uno fra tutti, al grande filosofo Immanuel Kant, secondo cui, di fronte ad un'opera d'arte, siamo autorizzati a considerarla tale solo se ci pare bella, ossia solo se avvertiamo quel piacere nel fruirne, scaturente proprio dal “libero giuoco” atto in noi. Mi piace abbracciare questa teoria estetica “settecentesca” di arte, anche se appare sicuramente, ma solo apparentemente, arcaica rispetto alle pieghe che l’arte successiva prenderà, ad esempio nel ‘900, quando lo scopo dell’artista diverrà sempre più quello di angosciare, di inquietare, di scomodare, di urtare, di produrre quello “shock” di cui parlerà Benjamin, o quello “stoss” che approfondirà Heidegger.
Dopo tutti gli sperimentalismi e le peripezie, talvolta spericolate, attraversate negli ultimi anni dalla pittura, (peripezie che sono giunte, nel XX secolo, non solo allo sfregio della tela per la conquista di una nuova spazialità e di una nuova idea di pittura, ma alla negazione della tela stessa con il “concettualismo”, secondo la cui tendenza l’arte è pura operazione mentale e non opera concreta) credo sia auspicabile e possibile un ritorno alla “moderazione”, dove l’artista cerchi di ritrovare equilibratamente la propria dimensione umana, rispolverando e riprendendo quella gloriosa tradizione culturale, fonte di tanti capolavori, che è stata l’ispirazione alla classicità, anche se questa deve lasciare spazio a rimandi alla contemporaneità e alle istanze sentimentali romantiche. Sono infatti convinto che l’ideale classico di una bellezza e di una grazia perfette, espressione in origine di un animo non turbato dalla passione, può e deve tradursi in un nostalgico vagheggiamento di una condizione naturale sperduta che si apre alla rappresentazione delle lacerazioni, delle inquietudini e delle passioni dell’uomo moderno.
Auspico pertanto un ritorno del classicismo romantico come modello ideale di arte figurativa, dove i canoni del classicismo di “proxima veris”, di “decorum”, e di “labor limae”, così come sono stati descritti da Orazio nell’Ars Poetica - traslandoli alla pittura -, vengano conciliati con il sentimento e l’interiorità del romanticismo.
Mi sento vicino a quel classicismo romantico che traspare in alcune opere di Dominique Ingres, di François Gèrard o di Girodet-Trioson, che mostrano una chiara rielaborazione romantica dell'antichità. Mi sento vicino a quel “neoclassicismo romantico” foscoliano così come traspare nelle “Grazie”: qui, infatti, a mio avviso si raccoglie quanto di autentico vi è nella lezione winchelmanniana, dove la Classicità in genere, la mitica Ellade in particolare, è vista come un mondo di armonia, luminosa vitalità e serenità, contrapposto ad un presente inerte, oscuro ed imbarbarito; un Eden vagheggiato nostalgicamente, in cui cercare rifugio dai drammi della storia. La mitica Ellade diventa insomma romanticamente patria e luogo ideale di equilibrio interiore, luogo ideale del risarcimento della tempesta del vivere, luogo “altrove” di purificazione catartica in cui meglio si realizza il mito della Bellezza rasserenatrice.
La “bellezza rasserenatrice”, la “bellezza che rallegra l'animo umano” ...: e qui si ritorna a quel concetto iniziale secondo cui l’obiettivo principe della produzione artistica debba essere il “provare piacere attraverso la produzione del bello”.
Il bello, l’armonica proporzione, l’eleganza e la ponderazione, sicuramente generano un senso di “riflessione benevola” sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale. La bellezza non lascia indifferenti: trasmette energia, serenità e fiducia. Riprendiamo pertanto senza indugio il “bel dipingere”! D’altra parte, come asserva Pablo Picasso, l’arte ha la capacità di scuotere la polvere accumulata nella vita di tutti i giorni!