Riflessioni sulla “Pittura Colta” e anacronista
Queste mie riflessioni vengono a riprendere ed integrare quanto da me affermato e pubblicato sul volume d'arte «Giuseppe Frascaroli, un Maestro dell'Arte Figurativa» - Guardamagna Editori in Varzi - Pag. 173, Anno 2012”.
In quell'occasione scrissi che, dopo anni di studio e sperimentazione pittorica, oltre che contatti e proficui colloqui avuti anni or sono con Carlo Maria Mariani e Alberto Abate, mi sono ormai reso consapevole che l’artista debba cercare di ritrovare equilibratamente la propria dimensione umana, rispolverando e riprendendo quella gloriosa tradizione culturale, fonte di tanti capolavori, che è stata l’ispirazione alla classicità, anche se questa deve lasciare spazio ad una “reinterpretazione” della stessa, con rimandi alla contemporaneità e alle istanze sentimentali romantiche. Sono infatti sempre più convinto che l’ideale classico di una bellezza e di una grazia perfette, espressione in origine di un animo non turbato dalla passione, può e deve tradursi in un nostalgico vagheggiamento di una condizione naturale sperduta che si apre alla rappresentazione delle lacerazioni, delle inquietudini e delle passioni dell’uomo moderno.
Sono fermamente convinto su un “grande ritorno alla pittura”, recuperando le ragioni stesse del dipingere, con la ripresa di una figurazione che dia un significato non solo alla manualità, ma al senso estetico e poetico dell'arte. Questo lo si può raggiungere nutrendosi della lezione degli antichi maestri, soprattutto del Rinascimento italiano e della scuola fiamminga.
Recuperare il senso estetico nell'arte, vuol dire in qualche modo “provare piacere attraverso la produzione del bello”: il bello, l’armonica proporzione, l’eleganza e la ponderazione, sicuramente generano un senso di “riflessione benevola” sul significato della propria esistenza dentro il mondo naturale.
La bellezza non lascia indifferenti: trasmette energia, serenità e fiducia.
E “il bello” si raggiunge in pittura con il senso dell'estetica, la ponderazione, l'equilibrio e la raffinatezza compositiva, che conferisce alla pittura delle “cose naturali” quell'ordinata disposizione volumetrica nello spazio "in un'unità figurativa in sé compiuta", secondo la definizione di Charles Sterling, e alla pittura delle “figure umane” il senso del fluire della vita e delle emozioni, “i moti fisici e i moti dell'animo”, così come li chiamava Leonardo, perché, come Lui diceva: « se le figure non fanno atti colle membra esprimano il concetto della mente loro, esse figure sono due volte morte, perché morte sono principalmente chè la pittura in sé non è viva, ma esprimitrice di cose vive senza vita e se non le si aggiunge vivacità dell'atto essa rimane morta ».
Ma “il bello” si completa se il soggetto principale della composizione pittorica viene integrato da quel particolare guizzo anacronista che ha la funzione di creare interesse nell'osservatore del quadro, inducendolo piacevolmente, dopo una prima valutazione d'insieme, ad indagare più profondamente l'opera pittorica procedendo ad una sua personale decifrazione concettuale. Il dipinto viene così in qualche modo “completato” dal visitatore che, nel fruire del quadro che ha davanti, lo fa proprio, lo immagazzina, lo “encefalizza”, fa in modo che abbia luogo il vero messaggio dell’arte nel suo completamento: il binomio, l’unione, l’amalgama tra chi produce e chi recepisce il messaggio. In questa unione, in fondo, risiede il concetto di arte…
L'anacronismo, con le sue “vibrazioni concettuali” inserite nella composizione in modo più o meno palese, si rivolge così, oltre che ad osservatori ed estimatori del fascino del “bel dipingere”, ad un pubblico colto e raffinato capace di cogliere temi apparentemente ermetici, ma con una chiave di lettura che, se indagata e decifrata, è capace di creare vibranti emozioni.
Sotto questo aspetto, con la pittura colta e anacronista, non vedo solo la ripresa del rigore nella ricerca della forma e nelle tecniche di esecuzione dell'arte classica rinascimentale e barocca, ma colgo una certa analogia con l'ermetica pittura di alcuni Maestri di quei fruttuosi secoli per l'Arte, come ad esempio Giorgione e Tiziano, rivolta ad un pubblico capace di intendere il colto intellettualismo dei temi sviluppati da questi Autori, con complesse allegorie e significati simbolici: quella divina pittura che ad esempio in Giorgione troviamo nei Tre Filosofi, ne La tempesta e nella Venere dormiente, dove i temi trattati sono probabilmente il risultato di lunghe e dotte discussioni con i committenti e di profonde meditazioni dell'autore sui concetti di natura e vita (La tempesta), di bellezza femminile (Venere dormiente), dell'idillio tra gli uomini e la natura (Tre filosofi); quella pittura che in Tiziano si apprezza nel Concerto campestre, che allude alla dimensione trascendentale della musica, ma che si palesa mirabilmente nell'Amor sacro e profano, che sviluppa il complesso contenuto allegorico del tema amoroso nell'orbita del pensiero neoplatonico, richiamando infatti la concezione di Marsilio Ficino secondo la quale la bellezza terrena è specchio di quella celeste e la sua contemplazione prelude alla perfezione ultraterrena.
A mio avviso, poi, al cosiddetto Anacronismo così come è concepito e ufficialmente accettato, ossia una tendenza artistica caratterizzata dalla libera citazione e dal recupero di tecniche, stili e temi dell’arte del passato, con l'inserimento di scarti concettuali “temporalmente” impossibili, perché discordanti con l'opera di fondo, fa da contraltare quello che io definisco l'”Anacronismo concettuale”, che allarga sicuramente l'orizzonte pittorico dell'artista.
Faccio un esempio per meglio definire il concetto di “anacronismo concettuale”: se una composizione fatta di frutta, suppellettili, sontuose imbandigioni e voluttuosi drappeggi viene “integrata” con l’inserimento di un oggetto che, pur concordante temporalmente, esula dal tema principale dell'opera, ebbene: qui io parlo di anacronismo concettuale. Ne sono chiari esempi molte mie nature silenti integrate con griffe di marche famose, anche se temporalmente coerenti.
Con questo mio modo di concepire la pittura anacronista, intendo evitare una “soluzione di continuo” con il passato, ma voglio lasciare una impercettibile linea, una sorta di “filo di Arianna” che, districandosi nella giungla pittorica degli ultimi secoli, raggiunga quelle complesse Nature morte e Vanitas del XVII secolo, congiungendosi impercettibilmente con loro.
Questa corrente artistica, inoltre, come io la concepisco, concilia e unisce il Classicismo Winchelmanniano con il concetto di Estetica del grande filosofo Immanuel Kant, secondo cui, di fronte ad un'opera d'arte, siamo pronti a considerarla tale, solo se ci pare bella, ossia solo se avvertiamo quel piacere nel fruirne, scaturente proprio dal “libero giuoco” atto in noi. Con la Pittura Colta e Anacronista intendo recupere i valori dell'Arcadia perduta, quei valori in cui la mitica Ellade diventa romanticamente patria e luogo ideale di equilibrio interiore, luogo ideale del risarcimento della tempesta del vivere, luogo “altrove” di purificazione catartica in cui meglio si realizza il mito della Bellezza rasserenatrice,
Meraviglia dell'Anacronismo quindi, che riprende il “bel dipingere”! l'arte moderna, non deve infatti essere solamente considerata come pura espressione esasperata della crisi e della perdita del concetto di ordine trascendente ed oggettivo, negando la possibilità stessa della rappresentazione del mondo in termini estetici, secondo i tradizionali concetti del bello e del vero. Non va considerata solo in definitiva rottura con il passato e la tradizione, ma come corrente culturale che comunque si abbevera alla fonte della classicità, anche quando ne rifiuta i canoni estetici, o ad essi si oppone. «La bellezza salverà il mondo», diceva il grande romanziere russo Fȅdor Dostoevskij! E Oscar Wilde asseriva: «La Bellezza è l'unica cosa contro cui la forza del tempo sia vana. Le filosofie si disgregano come la sabbia, le credenze si succedono l'una sull'altra, ma ciò che è bello è una gioia per tutte le stagioni, ed un possesso per tutta l'eternità».