L’“Assunta” di Tiziano Vecellio: l'opera che incarna la perfezione del Pieno Rinascimento

Nato a Pieve di Cadore intorno al 1490, il giovane Tiziano fu allievo prima di Giovanni Bellini e poi di Giorgione, assieme al quale lavorò agli affreschi del Fondaco dei Tedeschi di Venezia, assimilandone la rivoluzione tecnica pittorica basata sull’uso autonomo del colore. Fin dalle prime opere Tiziano sperimenta, però, la forza plastica del colore nel costruire le forme, con effetti molto diversi rispetto alla pittura morbida e velata di Giorgione. Opera fondamentale della giovinezza sono gli affreschi con le “Storie di Sant’Antonio”, dipinti nel 1511 nella Scuola del Santo a Padova, dove l’artista si cimentò nella narrazione drammatica a lui congeniale. Nel frattempo, sulla scia di Giorgione, Tiziano dipinse quadri da stanza dai soggetti ermetici, come “L’Amor sacro e profano”, opera di perfetto equilibrio compositivo e di misura classica. All’interno della lunghissima carriera del pittore, “L’Assunta”, dipinta per la chiesa dei Frari ai Venezia, rappresenta il culmine della fase giovanile e il completo distacco da Giorgione: un’opera grandiosa, in cui l’artista dimostra di aver assimilato il linguaggio raffaellesco e michelangiolesco pur rimanendo fedele alla potenza espressiva del colore. Il rapporto con l’esperienza romana di Raffaello, in particolare, è ancora più palese se si confronta l’Assunta con la quasi contemporanea Trasfigurazione. Non che la prima, inaugurata nel 1518, imiti la seconda che non era ancora terminata; il paragone serve soltanto a dimostrare una vicinanza d’intenti nella distribuzione delle figure: in terra gli uomini, concitatamente rivolti verso l’alto a constatare il miracolo che sta accadendo; in cielo le persone divine immerse nel fulgore dorato della luce. Ma tra Raffaello e Tiziano la differenza è profonda. Il primo visualizza l’idea astratta della trasfigurazione di Cristo rendendo razionale l’evento, l’altro colpisce emotivamente lo spettatore trascinandolo con la foga dei gesti e con lo splendore dei colori.

L'Assunzione della Vergine del Tiziano, olio su tavola databile al 1516-1518 è conservato nella basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari a Venezia, dove decora, oggi come allora, l'altare centrale. Quest'opera è stata così innovativa da lasciare attoniti i contemporanei, consacrando definitivamente Tiziano, allora poco più che trentenne, nell'Olimpo dei grandi maestri del Rinascimento. La pala, alta quasi sette metri, ha uno straordinario legame con l'architettura gotica della basilica, preannunciandosi fin da lontano al termine della prospettiva delle navate con archi ogivali e del coro ligneo intagliato quattrocentesco. In tale senso lo squillante rosso della veste della Vergine e di alcune vesti degli apostoli sembra riflettersi nei mattoni delle pareti, accendendoli.

Guardate bene L’Assunta: un'opera grandiosa commissionata a Tiziano nel 1516 da frate Germano, superiore del Convento dei Frari e collocata nell’abside il mese di maggio 1518. Misura metri 6,90 X 3,60. Quasi tutte le volte che vado a Venezia al Circolo Artistico, del quale sono Socio, faccio un salto ai "Frari" e mi metto a contemplare per molto tempo questa Tavola, meravigliandomi ogni volta. Tiziano elimina qualsiasi elemento architettonico dalla scena costruendo l’immagine solo con le figure e i passaggi di luci ed ombre. Il quadro è costruito secondo una tipologia tradizionale per questo tipo di scena. Al primo livello, in basso, c’è lo spazio terreno degli uomini; al terzo, in alto, c’è Dio attorniato da angeli; nel secondo livello, al centro, è rappresentata la Madonna che, su uno strato di nuvole, viene sollevata dagli angeli per essere portata in Cielo. Il quadro trasmette un evidente senso di monumentalità, e per far ciò Tiziano utilizza una tecnica ben precisa: lo scorcio dal basso verso l’alto. Non utilizzando quinte architettoniche, costruite in prospettiva, Tiziano non può dare il senso della profondità verso l’interno del quadro. Ciò che invece cerca è il senso ascensionale verso l’alto: in pratica vuole trasmettere una sensazione prospettica non in senso orizzontale, ma in senso verticale. Per far ciò rappresenta le figure da un punto di vista dal basso verso l’alto. Inoltre tutte le figure hanno gli sguardi in direzione verticale: sia che abbiano lo sguardo rivolto verso l’alto, sia che guardino verso il basso. Tiziano attua inoltre un ultimo accorgimento compositivo: il colore rosso, che domina la scena, forma un preciso triangolo che si sviluppa anch’esso verso l’alto. In basso vi sono i due lati rappresentati dai due uomini che alzano lo sguardo verso l’alto, al centro il segmento della Madonna, infine il vertice dato dal mantello di Dio.

Tutto ciò accentua la sensazione che lo spettatore riceve da questo quadro: di osservare una scena che si sviluppa in verticale dal basso verso l’alto. La parte superiore tende a formare un cerchio, dato dalla curvatura della tavola che viene idealmente proseguito dalla linea delle nuvole sulla quale è posta la Madonna. Questo cerchio è interamente campito di giallo, che rappresenta la luce del paradiso, ed esattamente al centro è posta la testa della Madonna che guarda verso Dio. La luce, che è vita, amore, gioia, piove quindi dall’alto: si sprigiona intensissima dal Padre, investe la Vergine e gli angeli in un alone dorato, e diventa l’azzurro del cielo. In basso in mezzo al quadro c’è la firma di Tiziano: Ticianus. Da notare lo sviluppo del perimetro di questo cerchio che, nella parte alta, è composta da tante teste di angioletti realizzati con tratti giallo-arancio. Hanno un aspetto etereo e incorporeo, quasi fatti solo di luce. È questa un’invenzione formale che avrà tantissima fortuna nei quadri religiosi successivi, di epoca manierista e barocca. Ma del resto l’intero quadro, con la sua complessa composizione di luci, colori, figure e scorci, sembra già preludere un clima barocco, anche se bisognerà attendere diversi decenni per vedere qualcosa di analogamente spettacolare.

Tiziano in questa Tavola usa quindi colori avvampanti, come i rossi delle vesti o l’oro solare della luce che avvolge la Madonna e che, piovendo dall’alto sugli uomini sulla terra, ne fa risaltare la struttura possente con rapporti luce-ombra o, meglio, con i rapporti tonali. La pennellata densa e sintetica costruisce l’immagine con il colore: su veda per esempio come da questa pennellata prenda corpo sul viso della Madonna, fervorosamente rivolta verso il Padreterno, e come siano condotti rapidamente (così da rendere il senso della mobilità) tutti i dettagli; le ciocche dei capelli, la spilla preziosa che chiude i lembi del mantello, il mantello stesso e il velo trasparente che le attraversa obliquamente il seno. Una meraviglia…

Giuseppe Frascaroli

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