Jacques-Louis David: con “Il Giuramento degli Orazi” la sua arte ha interpretato l'ideale etico del Neoclassicismo pittorico

Jacques-Louis David nato a Parigi nel 1748 è deceduto a Bruxelles nel 1825 esiliato dalla Francia dal governo di re Luigi XVIII, che perseguitò coloro, tra cui David, che avevano sostenuto Napoleone Bonaparte.

È stato il pittore francese più significativo del movimento neoclassico, ma ha assunto nelle sue opere una programmatica finalità etica piuttosto che puramente estetica: esortazione, insegnamento, esaltazione di virtù e valori. Infatti, se Mengs, Canova o Joseph-Marie Vien, maestro di Jacques-Louis David, considerato dai suoi contemporanei come il «padre del neoclassicismo francese» hanno espresso l’ideale estetico della loro epoca, David quello etico: l’uomo-eroe, che assume su di sé l’impegno di liberare la patria, con la sicurezza che gli proviene dalla coscienza della propria dignità umana e del dovere.

Fu il grande interprete dei mutamenti politici e ideologici della Francia a cavallo tra Settecento e Ottocento e il suo lavoro ha segnato il passaggio dal Rococò all'austerità ispirata all'arte classica

Nel 1774 David ha vinto il Prix de Rome e ha potuto recarsi all'Accademia Francese a Roma.  Dopo cinque anni a Roma, David è tornato a Parigi dove è diventato membro della Royal Academy, che ha incluso nel 1781 due suoi dipinti al Salon, con grandi apprezzamenti dei pittori contemporanei: è seguito l'inserimento di suoi lavori al Louvre, e un matrimonio che gli ha portato un patrimonio notevole in dote, grazie al quale ha potuto recarsi nuovamente a Roma per realizzare “Il Giuramento degli Orazi" nel 1784. Questa magnifica opera, eseguita per Luigi XVI, è un olio su tela di cm 330 x 425; l’enorme tela ha ottenuto subito un enorme successo di pubblico quando è stata esposta nell’atelier romano del pittore, collocato a casa Costanzi, di proprietà dell’Accademia di San Luca. Mai, prima di allora, i principi di neoclassicismo erano stati espressi in pittura con tanta evidenza: la scelta di un soggetto tratto dall’antica storia romana, la sobrietà dell’ambientazione, l’eloquenza solenne e la tensione drammatica e civile sono elementi che hanno fatto di quest’opera il primo capolavoro del neoclassicismo. Il quadro è stato spedito a Parigi nel settembre del 1785 ed è stato subito esposto nella Reale Accademia di Pittura e Scultura, antesignana del Salon des Artistes Français, organizzato a partire dal 1880.  A Parigi l’opera è stata accolta con altrettanto favore e ha contribuito alla definitiva consacrazione di David come grande maestro. Il quadro, dipinto su una tela mal preparata, è stato reintelato l’anno successivo ed esposto nuovamente alla Reale Accademia nel 1791 insieme al quadro raffigurante “I littori riportano a Bruto i corpi dei suoi figli” (1798, Parigi, Musée du Louvre), con il quale condivide la vicenda critica. È stato poi collocato nell’atelier di David dove è rimasto fino al 1798, data in cui entrambe le tele sono documentate a Versailles. Esposta in seguito nel Palais du Luxembourg, è entrato definitivamente al Louvre nel 1826 insieme al “Bruto”.

Numerosi disegni e studi preparatori confermano la lunga gestazione dell’opera, unanimemente riconosciuta come uno dei capolavori dell’artista.            

Il Giuramento, infatti, è stato acclamato dai più come «il più bel quadro del secolo». Il tema è tratto da fonti antiche: i tre fratelli Orazi, scelti dal senato romano per sfidare i Curiazi, i tre gemelli della città di Alba Longa, in guerra con Roma, giurano di vincere o di morire, sacrificando la propria vita per la patria combattendo, mentre ricevono dal padre le spade del combattimento (combattimento che, come sappiamo è stato vinto dagli Orazi).

Nella sua semplicità e gravità, il dipinto può essere affiancato sia ai bassorilievi antichi, che alle opere del primo Rinascimento, allora al centro di una nuova riscoperta, e ha riscosso grande importanza anche perché è riuscito a rappresentare lo stato d'animo di molti francesi di quel delicato periodo. Vi si è letto l'esaltazione dei valori di rigore morale e spartana semplicità dell'antica Repubblica romana, secondo il dettato di una lunga e fortunata tradizione retorica, ma non sembra che vi si potessero percepire messaggi rivoluzionari. Del resto, lo stesso David, in una lettera del 1789, descrivendo il dipinto non accenna a significati rivoluzionari, ma la Rivoluzione si "è impossessata" dell'opera, traendovi l'esaltazione della fede repubblicana.

L’immagine è realizzata con perfetto equilibrio. La ricostruzione scenica è organizzata con rigorosa e spartana solidità. L’ambiente è raffigurato secondo i canoni della prospettiva centrale, che trasmette una percezione di equilibrio orizzontale che enfatizza la solennità del momento rappresentato. La composizione pittorica si divide idealmente in tre riquadri distinti, delimitati dai tre archi a tutto sesto dello sfondo. Nel primo riquadro sono raffigurati i tre fratelli Orazi. Sono collocati di profilo così che sembrano quasi formare un corpo solo. Hanno le gambe leggermente divaricate in avanti, il braccio proteso. I loro lineamenti sono tesi, le espressioni sono concentrate e comunicano tutta la fermezza e la determinazione che li porta a sacrificare la loro vita per la patria. Al centro, nel secondo riquadro, con aspetto solenne, è posizionato il padre, che con la mano sinistra stringe le tre spade che sta per consegnare ai figli dopo aver ottenuto il loro giuramento. La mano destra è sollevata in alto, a simboleggiare la superiorità del principio per il quale vanno a combattere: la difesa della patria e delle loro famiglie. L’uomo invoca gli dei, conscio di sacrificare la propria famiglia nella faida contro i Curiazi che non potrà avere che conseguenze drammatiche per entrambi le casate, legate da parentela.  

Al margine della tela, sulla destra, Camilla, tutta abbigliata in bianco, amante di un curiazio, posa la sua testa bruna sulle spalle di Sabina, sorella di un curiazio ma moglie di Marco Orazio, uno dei tre fratelli che stanno pronunciando il giuramento: le donne si sostengono vicendevolmente, addolorate da un presentimento funesto. Una terza donna in penombra, madre dei tre fratelli soldati, veglia e conforta i suoi nipotini che mostrano un atteggiamento intimorito.

Le donne sono prostrate ed addolorate anche se non presentano gesti di teatrale angoscia e disperazione. Non piangono neppure: le passioni, quasi mai assenti nei quadri di David, devono essere virilmente disciplinate come la morale stoica degli antichi romani comanda.  La sofferenza delle donne è infatti intensa ma composta, sopportata con grande dignità, perché comprendono la necessità del sacrificio dei loro uomini.

Il soggetto storico è qui utilizzato con un unico contenuto: l’esaltazione dell’eroismo. Eroi sono coloro che volontariamente scelgono di mettere a rischio la propria vita per il bene comune dei propri familiari e della propria terra. L’eroe, in questo quadro, ha caratteri di intensa virilità che contrastano con i molli caratteri dei tanti damerini che affollavano la società aristocratica del Settecento. Ma non è un attributo solo degli uomini. Eroiche sono anche le donne che devono pagare il prezzo del dolore. La potenza della composizione, in definitiva, è basata proprio sul dualismo dei sentimenti: mentre sulla destra è raffigurata l’afflizione femminile, al centro della scena si impone, come prima segnalato, l’energia mascolina dei tre uomini, esaltata dalla tensione delle verticali (lance, spade, membra e muscolature). Nel quadro i colori sono tenuti su un registro medio, con l’unica eccezione del rosso pompeiano, fulgido come gli ideali degli eroi. Una luce fredda inonda dall’alto a sinistra, facendo scintillare il metallo degli elmi e delle spade, conferendo rilievo plastico e consistenza scultorea alle figure.

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