Considerazioni sull’attualità della Natura Morta
Affascinante, attraente e non priva di mistero, il genere della “natura morta”, che io preferisco definire “natura silente”, perché si risveglia e si ridesta sotto lo sguardo dello spettatore e delle emozioni suscitate, è una presenza coinvolgente che entra in dialogo con il tempo presente. Per questo, più di ogni altro genere pittorico, mantiene a secoli di distanza la sua bruciante attualità. Operando una trasfigurazione della semplice realtà quotidiana, questo genere pittorico permette di far diventare fuoco di visione e di pensiero ciò accanto a cui si passa senza che l’occhio si fermi a contemplare; ha il potere, pertanto, di restituire alle cose il loro segreto, invitando l’occhio di chi guarda a scoprire il senso profondo dell’essere e dell’esistere. La Natura Morta, insomma, ha il potere di proclamare, con voce di silenzio discreto, il mistero delle cose, strappandole al loro essere meri oggetti destinati al consumo e all’uso.
Proust confessò che, grazie a Chardin, grande Maestro francese del Settecento, aveva scoperto la “tenerezza di una tovaglia sulla tavola”. Questa affermazione di Proust esprime in modo sintetico ma eccellente, come la Natura Morta possa destare la nostra anima, rivelando l’anima della natura. Questo genere pittorico diventa così interpretazione poetica della “vita intima e silenziosa” delle cose, rivelazione di una trama di sentimenti, di seduzioni, di delicati piaceri, campo aperto alla simbologia, assumendo per questo una straordinaria duplicità: da un lato festa per la vista, dall’altro un motivo per pensare. Oggetti preziosi o anche poveri si offrono a noi, e noi siamo interrogati sulla nostra capacità di vedere, di sentire e di meditare.
Nella pittura di “cose inanimate”, come preferivano indicare gli scrittori dell’Illuminismo francese, c’è la confluenza di cultura, gusto, stile e capacità di relazionarsi con la realtà del quotidiano, con la vita stessa e le strutture di qualsiasi tipo di cui ci si avvale. Si avverte la ricerca dell’essenza delle cose, della loro stessa anima, nel valore simbolico che assumono per l’essere umano.
Nella Natura Silente, tra gli oggetti e l'uomo, tra l’artista e lo spettatore, si instaura quindi un felice rapporto. L'oggetto immobile e silenzioso, la "Still life", diventa il depositario dell'interiorità dell'uomo, espressione della sua spiritualità. Quell'uomo che non è rappresentato nel quadro viene però evocato dall'oggetto muto, dalla sua realtà fragile, labile e transitoria.