L’attualità del messaggio dell’arte sacra nella civiltà contemporanea
Il Santo Padre Giovanni Paolo II nella sua lettera agli Artisti del 1999, espresse alcuni concetti interessanti: «L'artista è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, il suo tormento è di riuscire ad esprimere il mondo dell'ineffabile. Come non vedere allora quale grande sorgente di ispirazione possa essere per lui quella sorta di patria dell'anima che è la religione? Non è forse nell'ambito religioso che si pongono le domande personali più importanti e si cercano le risposte esistenziali definitive?». Sono d’accordo con tale pensiero. L’arte sacra è un qualcosa di misterioso che ha sempre affascinato i pittori e che mi affascina particolarmente. Di fatto, il soggetto religioso è fra i più trattati dagli artisti di ogni epoca. Rendere percepibile con forme e colori il mondo dello spirito, dell'invisibile, di Dio, trasferire in formule significative ciò che è in sé stesso ineffabile è qualcosa di estremamente stimolante per un pittore. E questo senza privare il messaggio stesso del suo valore trascendente e del suo alone di mistero. A questo proposito il grande Maestro del romanticismo Eugène Delacroix, che peraltro non era particolarmente religioso, è stato ispirato sino dagli inizi della sua attività dai soggetti sacri, che lo accompagnarono durante tutta la sua vita. In una lettera al pittore e amico Constant Dutilleux è stato l’artista stesso a spiegare i motivi di questa attrazione: «Tra i vari generi, i soggetti religiosi sono quelli che più lasciano spazio all’immaginazione, in modo che ogni artista può ricavarne un aspetto particolare». Dal canto suo Marc Chagall giustamente scriveva: «Le Sacre Scritture sono l’alfabeto colorato della speranza in cui per secoli i pittori hanno intinto il loro pennello». L’allora Cardinale Joseph Ratzinger, poi, nell’Introduzione al Compendio del 2005 asseriva: «Gli artisti di ogni tempo hanno offerto alla contemplazione e allo stupore dei fedeli i fatti salienti del mistero della salvezza, presentandoli nello splendore del colore e nella perfezione della bellezza».
Le immagini facilitano l’accesso, la comprensione e la trasmissione di contenuti a persone appartenenti a lingue, età e culture diverse: sono facilmente leggibili e, pertanto, rispetto alla parola e allo scritto, raggiungono un maggior numero di persone. Questo è stato l’elemento unificante che ha portato committenti e artisti di tutte le epoche a privilegiare l’aspetto iconografico nella trasmissione del sapere, compreso quello religioso, che nella sua funzione didattica ha arricchito di bellissime immagini le già splendide architetture delle chiese. Poiché esiste una stretta correlazione tra l’immagine e il simbolo, e tra il mondo visibile e quello invisibile, diventa logico e giustificato l’annunciare il mistero di Dio servendosi di immagini simboliche. Si comprende così il fiorire, lungo i secoli, dell’iconografia cristiana, dove l’intento evangelizzante e catechistico s’accompagna, anzi s’intreccia strettamente con l’aspetto pittorico ed estetico.
Attraverso l’immagine si vuol trascrivere il messaggio evangelico, che la Sacra Scrittura trasmette attraverso la Parola. Ecco allora che le immagini sacre, che nell’antichità erano di supporto alla conoscenza della parola di Dio, ancora oggi, anzi, oggi più che mai, nella civiltà dell’immagine, per il loro dinamismo di comunicazione, sono attualissime come annuncio evangelico, e sollecitano tutti coloro che le guardano, a scoprire il loro messaggio e la storia che esse tramandano.